Finalmente giunse al termine anche la
stagione agonistica. A dire il vero non una grande stagione per i gialloverdi,
deludenti dal punto di vista dei risultati e mai così male sotto il profilo
realizzativo. Le attenuanti del caso c’erano tutte, nessuno lo mette in dubbio,
ma si poteva e doveva fare meglio.
Il materiale umano a disposizione di
Bartoli e Casini non era certo di primissimo ordine, ma un discreto margine per
fare meglio c'era eccome. Pazienza, sarà per la prossima stagione.
In quell'annata sciagurata restava da
salvare, senza ombra di dubbio, la rinascita del Gruppo. Si proprio il gruppo con
la G maiuscola, quel gruppo affiatato di ragazzi che si cercano dentro e fuori
dal campo. Grazie anche al numero maggiore di cene ingurgitate (per la gioia di
Ipo e co!) rispetto agli anni passati, i nuovi si erano amalgamati con stile
alla vecchia guardia. Scarrick Marcheselli aveva ripreso il suo ruolo di leader
indiscusso e le sue iniziative "team building" avevano portato i
frutti sperati. Ginestrini e marocchini avevano scoperto di avere molte cose in
comune, ma quella più immediata fu il senso di attaccamento alla maglia.
Una casacca che molto di loro avevano vestito per la prima volta in quella
stagione, ma che hanno onorato più di una seconda pelle. Brividi d'amore
gialloverde, nonostante i risultati non abbiano assecondato così tanta
passione.
Campionato finito, la coppa Toscana
aveva lasciato in dono solo qualche polemica ed i gialloverdi si erano
consolati con la ripresa della consueta attività estiva: il calcetto. Immancabile
appuntamento serale prima delle ferie che, da sempre, mantiene vivo il gruppo e
limita i danni provocati dai bagordi culinari (anche nella stagione estiva, Ipo
e la veranda rappresentano sempre una certa garanzia, perfino nelle ore
notturne!).
Storicamente il calcetto è sinonimo
d'estate, di serate in allegria seguite
da ricche abbuffate in pizzeria e da un pizzico di libertà in più, complice il
clima piacevole e la voglia di tirare a far tardi.
Facendo un passo indietro e lasciando la
fantasia giocare in campo aperto (proprio come un numero 10, libero da compiti
di marcatura), torna alla mente la storia di un promettente gialloverde, un
ragazzo che, oltre al calcetto, amava particolarmente le sere d'estate (ad onor
del vero amava anche altro, ma credo si capisca uguale!).
Nonostante fosse il giugno di qualche
anno fa, il profumo del tiglio aveva la stessa dolce intensità di oggi:
quell'aroma inebriante che risveglia le passioni sopite, annunciando a gran
voce l'arrivo della stagione delle passioni (non solo di quella per la
Ginestra!).
Ecco allora la sera, con la voglia di divertirsi, il ritrovo con gli amici e
l'immancabile partitella calcetto. Tutti consapevoli del fatto che, vincitori o
sconfitti, si sarebbero ritrovati allo stesso tavolo ingannando l’attesa della pizza con qualche litro di birra marmata (marmorized,
versione internazionale made in Montevarchi!).
Lore aveva appena concluso la sua prima
stagione in maglia gialloverde, non strepitosa ad esser sinceri, ma il lavoro
non gli aveva lasciato molto scampo. Molti fine settimana occupati e serate
passate sempre più spesso in ufficio, invece che al campo ad allenarsi.
Sappiamo bene come a livello amatoriale il lavoro e la famiglia abbiano la
precedenza sul pallone, niente da obiettare. É altresì vero che la famiglia,
alcune volte, viene colpevolmente sacrificata, con buona pace delle consorti
costrette a digerire l'antica passione di molti bambini mai diventati del
tutto adulti (qua il dibattito potrebbe ampliarsi all’infinito nel tentativo di
elencare tutti gli esemplari in maglia gialloverde che ancora avrebbero bisogno
di crescere!).
Lore pareva non avere grandi problemi di
famiglia (molto spesso moglie=amore=cuore=catene!), così diceva, mentre gli
impegni lavorativi lo penalizzavano
anche dal punto di vista sociale. Quell'estate, nonostante i piccoli dettagli
sopra elencati fra parentesi, avrebbe avuto voglia di approfondire la
conoscenza di una tale Francesca, di professione hostess, di origine
fiorentine, ma con parentele significative in zona Montevarchi. Una ragazza più
giovane di lui, ma che a dispetto dei suoi freschi 26 anni vantava un
caratterino oltremodo quadrato, tipico dei nati sotto il segno della vergine.