23 aprile 2010

Dalla Ginestra alle stelle ( Pt.10 )


Sardegna da scoprire (Pt.1)

Era la metà degli anni novanta, ma allora come oggi la scusa di poter svolgere la rifinitura della preparazione estiva lontano dalle colonne d'Ercole della Gruccia era cosa assai gradita ai giocatori, dirigenti e tifosi della Ginestra.
Quell'anno si sentiva forte in casa gialloverde il bisogno di iniziare la stagione con il piede giusto, dopo due stagioni anonime sotto la guida di mister "mi metto": ancora oggi si ricordano le sue tragicomiche letture di formazioni negli spogliatoi. Sergio "mi metto" Chiassai aveva ancora un'ottima visione di gioco e non disdegnava di auto schierarsi come libero, con tanto di classico numero sei sulle spalle: il culmine lo raggiungeva al momento di comunicare la formazione ai ragazzi, quando procedeva spedito fino al momento di pronunciare il suo nome e con la massima naturalezza possibile annunciava fiero: “mi metto!”.
Nonostante il suo inserimento in formazione, le stagioni erano state comunque avare di risultati e tutti sappiamo come la pazienza del presidentissimo Aldinucci avesse, oggi come allora, una soglia alquanto bassa: la panchina della Ginestra venne così affidata a Mauro Machetti, uno destinato a scrivere pagine memorabili di storia con i colori gialloverdi.
Grazie alle origini ed alle amicizie ancora vive di Rosario Pudda, altra colonna portante della Ginestra, nella sua terra natia, venne organizzato una sorta di gemellaggio con il paese di Orotelli ( in lingua sarda “Oroteddi” ), comune con più di duemila abitanti situato a circa 15 km dal capoluogo di provincia Nuoro ed arroccato a circa 400 metri sopra il livello del mare. Una terra nota per la sua tradizione agricola e la massiccia testimonianza storica, tutt’oggi ancora viva nei nuraghi.
Dal momento della proposta della trasferta sarda all'atto di fissare pullman e traghetto non passarono, credo, più di 24 ore. Il gruppo era carico, avanzava spavaldo verso l'imbarco del traghetto come una vera squadra di calcio, indossando la stessa uniforme e specchiandosi nelle onde del mare come dei veri divi in attesa dell'assalto delle tifose sarde. Il comandante della nave, pensando di avere a che fare con una squadra seria, rispettando un rigido protocollo si rivolse all'allora capitano dei gialloverdi, Baleno, chiedendo dove fossero diretti. Nessuno dei presenti, dai compagni di squadra ai dirigenti e tifosi al seguito, osò inserirsi in quel dialogo fra pari grado ed attesero la risposta di Baleno che, tenendo fede al proprio nome di battaglia, non tardò ad arrivare. In maniera del tutto naturale e sicura rispose solenna al comandante: "In Sardegna!"
L'attonito equipaggio abbozzò un sorriso di cortesia, mentre gli ammutoliti ginestrini avrebbero dovuto intuire che quella trasferta non avrebbe potuto promettere granché con tali premesse!
Archiviato il caso Baleno, la traversata procedette molto bene, il morale dell'allegra brigata era alto ed il pensiero di incontrare tutte sosia di Elisabetta Canalis era ormai opinione largamente diffusa. L'unico a predicare saggezza, forse perché cosciente della situazione storico sociale del luogo, era Rosario, il quale non aveva ancora capito di avere a che fare con un branco di lupi affamati che a tutto pensavano meno che all'aspetto ludico-sportivo del gemellaggio!
Le procedure di sbarco si svolsero senza particolari problemi e la Ginestra si ritrovò, per la prima volta nel corso della sua gloriosa storia, in terra sarda. La prima cosa che facciamo una volta arrivati in un luogo sconosciuto, sia un'isola deserta o una grande metropoli, è quella di partire in esplorazione per vedere cosa ci circondi: i gialloverdi di Machetti si dimostrarono più che felici di perlustrare la zona ed in men che non si dicesse il tranquillo paesino di Orotelli venne letteralmente invaso da un torrente di sguaiatezza in piena.
D'obbligo fu la visita nel centro storico, ricco di luoghi da visitare e di negozi con prodotti tipici del luogo. In uno di questi, fra i tanti souvenir esposti, qualcosa catturò l'attenzione dell'esperto Caposciutti, uno abituato a non fallire gli appuntamenti con la storia. Fermo davanti alla vetrina, notò un'inquietante somiglianza fra le tipiche maschere sarde, i mamutones (più comunemente conosciute da queste parti come “sos thurpos” ) e qualcuno della sua squadra. Incuriosito da questo particolare, decise di andare a fondo ed entrato nel negozio si fece spiegare l'origine di quelle maschere, tipiche del carnevale sardo, dalle forme così particolari. Una volta capito il tutto, rivelò al negoziante un'informazione destinata a cambiare il corso della storia locale: lo stampo dei mamutones, o meglio il vero esemplare in carne ed ossa, lo aveva la Ginestra in squadra! Promise di mostrarglielo quanto prima. Solo il tempo di tornare al quartier generale ed invitare, con una scusa per non destare troppi sospetti nell'interessato, gli altri compagni di squadra ad uscire. Condotti anche gli altri di fronte al negozio di souvenir, Caposciutti si fermò davanti alla vetrina chiamando l'attenzione della proprietaria: appena incrociò lo sguardo della gentile signora, svelto si affrettò ad indicare la faccia di Sandrone, senza che questi se ne accorgesse. La risata a doppia ganascia della signora non ebbe bisogno di commento: avevano la stessa espressione!
Dopo la breve parentesi del centro storico, la squadra si divise in due gruppi. I più disciplinati si diressero al campo di gioco di Orotelli per saggiarne le condizioni e prendere confidenza con il terreno: una sorta di pietrisco color nero vulcano che alla sola vista bruciava la pelle. I più curiosi, circa una decina di elementi, ebbero la brillante idea di noleggiare due macchine e partire in esplorazione. Un giro turistico che dall’altipiano del Supramonte li condusse fino alle meravigliose acque di Cala Luna. Complice anche la gara del giorno dopo, la giornata si concluse senza eccessi spropositati.
Quella partita segnò l'inizio dell'era Machetti sulla panchina della Ginestra. L'evento venne curato in ogni minimo dettaglio e per l'occasione fu inaugurato un nuovo completo tutto bianco con lo stemma di Montevarchi in bella mostra sulla spalla: piccolo particolare da non trascurare fu la pesantezza invernale del tessuto e le maniche irrimediabilmente lunghe!
Già da quanto si poteva vedere nel riscaldamento, i sardi ci tenevano a ben figurare fra le mura amiche e non lesinavano in impegno. Il primo tempo fu un vero e proprio bagno di sangue: i locali perforano la difesa ginestrina a ripetizione. Il portiere dell'Orotelli, evidentedente a suo agio su quel deserto ciottoloso, si esibiva in scivolate scintillanti ( nel senso che si vedevano le scintille! ) e non lasciava passare niente. Durante l'intervallo, dato il pesante passivo accumulato ed il clima amichevole della partita, invece del solito the caldo scorrevano fiumi di Ichnusa, la celebre birra sarda. Alla fine il risultato parlava chiaro: Orotelli 5 - Ginestra 1!
Evidentemente i sardi reggevano meglio anche la birra! La rete della bandiera per la Ginestra fu segnata dal generoso Giuliano lo Scalzo. Beh, la partita, alla fine dei conti, non era poi il motivo principale del gemellaggio calcistico con la squadra del paese natale di Rosario: la trasferta in terra sarda, infatti, doveva riservare ancora molte emozioni per i ragazzi della Ginestra!

Nella foto in alto una celebre maschera (mamutones) del carnevale sardo.
Nella foto sotto, il marchio della birra sarda


4 commenti:

  1. Vice Mister ad interim, già Capitano ad interim23 apr 2010, 15:48:00

    Cioè, l'hai spezzata in due per farmi schiantare?!?

    RispondiElimina
  2. Eh eh...no,no...è solo una mossa editoriale per mantenere vivo l'interesse dei lettori!
    Il materiale è tanto e due puntate sono il minimo per raccontare un'esperienza del genere!

    RispondiElimina
  3. Vice Mister ad interim, già Capitano ad interim23 apr 2010, 17:21:00

    E tu hai ragione ma così tu mi fai SBAVARE! CIS...CIS...

    RispondiElimina
  4. Se non ci fosse Cis...Cis...tanti racconti non avrebbero visto la luce!

    RispondiElimina